Come il linguaggio anche l’arte culinaria puo’ considerarsi un mezzo per comunicare. Colui che mangia appaga il palato e la mente, ma allo stesso tempo percepisce il messaggio di chi ha preparato quel piatto, il cibo favorisce anche il dialogo con gli altri commensali.
Il cibo parte da un bisogno naturale condiviso da tutti gli esseri viventi e diviene poi manifestazione culturale, quest’ultimo aspetto e’ fondamentale nella semiosi culinaria.
Ogni semiotica ha tratti caratteristici: i segni che si riproducono all’interno di un codice, nel nostro caso e’ culinario. Tali segni sono bifacciali: hanno un significante e un significato non legati a nessuna legge naturale.
Il significante e’ nella lingua la parola, e’ l’immagine acustico-visiva di essa; nell’arte culinaria e’ il piatto, con la sua immagine oltre che visiva anche olfattiva e gustativa, in entrambe al di la’ del loro senso.
Il significato e’ l’arbitrarieta’, il senso del concetto, sia nella parola che nel piatto.
In cucina il senso è dato dalla combinazione dei sapori, dal racconto che vi si imprime, un piatto ha delle strutture semantiche che fanno parte dei processi di comunicazione.
Cucinare e’ un lavoro di mediazione: da dati naturali si ottiene altro, con opposizioni e relazioni logiche. Le diverse classi di opposizione permettono di rilevare il carattere tipico di ogni cucina e quindi il loro tratto culturale.